Acquisto di beni da privati nell’esercizio di impresa

20 Novembre 2020di Valeria Rossi0

Capita spesso che l’impresa si trovi ad acquistare beni da un soggetto privato, non titolare di partita iva, e si ponga conseguentemente dubbi circa la documentazione necessaria, la registrazione da porre in essere e la possibilità di dedurre il relativo costo.

Chiariamo, innanzitutto, che l’impresa che acquista beni da privati, nell’esercizio della sua attività, rispettando determinate regole, può procedere in ordine alla deducibilità dei relativi costi di acquisto.

Il costo va documentato da una ricevuta o da una quietanza emessa dal privato, in formato “cartaceo”; tale documento dovrà obbligatoriamente contenere:

  • i dati identificativi del cedente e del cessionario;
  • la descrizione del bene;
  • il corrispettivo pattuito;
  • l’indicazione di esclusione dall’Iva.

Infatti, l’operazione, sotto il profilo Iva, sarà fuori campo di applicazione dell’Iva ai sensi degli art. 1, 2, 4 e 5 del D.P.R. 633/1972 e sarà da assoggettare a marca da bollo se il corrispettivo è superiore ad € 77,42.

Per il pagamento è sempre consigliabile ricorrere a sistemi tracciabili, anche se il contante resta ammesso per pagamenti fino ad € 1.999,99.

Se l’acquisto riguarda beni assoggettabili ad ammortamento nulla vieta che il valore del bene venga iscritto nell’attivo dello stato patrimoniale ed il costo sarà deducibile con imputazione a conto economico delle quote di ammortamento costanti.

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