Il tuo fornitore ha presentato la dichiarazione dei redditi?

7 Febbraio 2020di Alberto Pegoraro0
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Quella che a prima vista può sembrare una domanda bizzarra in realtà costituisce un pericoloso meccanismo per avviare controlli fiscali sia da parte dell’Agenzia delle Entrate che della Guardia di Finanza nei confronti di contribuenti che, del tutto ignari che il proprio fornitore sia un evasore totale, hanno in buona fede acquistato beni o servizi, detratto l’iva sugli acquisti e dedotto il relativo costo; in questa ipotesi, per l’amministrazione finanziaria sono indeducibili i costi sostenuti nei confronti di soggetti che omettono la presentazione della dichiarazione fiscale.

Metha Studio Associato ha di recente assistito una società che, a conclusione di una verifica fiscale operata dalla Guardia di Finanza, si è vista consegnare un p.v.c. la cui unica contestazione consisteva nel ritenere indeducibile il costo e indetraibile l’iva di alcune fatture ricevute da prestatori esterni i quali nei periodi interessati risultavano del tutto sconosciuti al Fisco in quanto evasori totali non avendo presentato alcuna dichiarazione fiscale.

La contestazione appare oltremodo iniqua perché punisce un contribuente che opera correttamente ed in perfetta buona fede, preoccupandosi più della qualità e tempestività dei servizi ricevuti dal proprio fornitore che della regolarità della sua posizione fiscale. Si badi che la contestazione è di facile individuazione per l’Agenzia delle Entrate, che dispone da qualche anno ed in modo sempre più efficiente di una quantità di dati ed informazioni praticamente in tempo reale. Nello specifico, incrociando i dati dello spesometro con i codici fiscali “sconosciuti” al fisco, l’Agenzia ha gioco facile nell’attenzionare un contribuente che risulta perfettamente in regola con i propri adempimenti fiscali piuttosto che rincorrere un evasore.

Non si può scordare che nei criteri utilizzati dalle agenzie fiscali per selezionare i contribuenti da sottoporre a controllo, come chiaramente indicato nel manuale operativo redatto dalla Guardia di Finanza, circolare n. 1/2018, uno dei fattori di rischio preso in esame è l’aver effettuato “acquisti da soggetti che omettono la presentazione delle dichiarazioni fiscali”.

È evidente che simili rilievi trasfusi in un avviso di accertamento comportano, oltre alla richiesta di maggiori imposte, l’irrogazione delle conseguenti sanzioni nella misura minima del 90% dell’imposta.

In un quadro così delineato, cosa fare? Sicuramente non può essere richiesto al contribuente una preventiva verifica della regolarità fiscale del proprio fornitore al di fuori degli adempimenti normativamente previsti (si pensi ad esempio al DURC) né il contribuente può sostituirsi alle agenzie fiscali per stanare gli evasori totali, pur tuttavia appare opportuno dotarsi di alcune accortezze onde evitare di finire nel mirino del fisco pur operando formalmente in maniera ineccepibile ed in assoluta buona fede.

Ecco quindi alcune domande da porsi e relativi suggerimenti ed accorgimenti da adottare, soprattutto con fornitori di beni o prestatori di servizi con i quali non abbiamo un rapporto storico ma si opera per la prima volta:

  • Il prezzo che sto pagando per il bene o servizio è congruo oppure ho l’impressione che il mio fornitore stia lavorando a prezzi molto inferiori a quelli di mercato? La convenienza del prezzo potrebbe essere un segnale di possibile evasione fiscale a monte in quanto a fronte del risparmio di imposte e dell’omesso versamento dell’Iva il mio fornitore riesce a praticare un prezzo estremamente conveniente.
  • Con chi sto parlando? Avere contezza che il referente del nuovo fornitore sia effettivamente un amministratore, socio, ecc. della società: tale verifica può essere facilmente esperita con una semplice visura camerale, dalla quale risulta inoltre possibile conoscere da quanti anni l’azienda è sul mercato.
  • A chi sto scrivendo? Verificare se le comunicazioni avvengono tramite indirizzi mail con dominio che richiama la denominazione dell’azienda del fornitore piuttosto che con l’utilizzo di domini e-mail generici (gmail, libero ecc.).

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